Quando il dolore assume una centralità pressoché assoluta e quotidiana nel malato, quando è cronico, diviene esso stesso la malattia. Così tutte le attività quotidiane, le relazioni interpersonali e le emozioni vengono profondamente sconvolte dalla convivenza con il dolore. Alla luce del modello biopsicosociale, la comprensione e la valutazione dell’esperienza dolore non possono e non devono fermarsi alle sole caratteristiche sensoriali; devono prendere in considerazione le complesse interazioni che sussistono tra la componente fisica del dolore, il significato attribuito ad esso dal soggetto, le modificazioni affettivo-emozionali-emotive, i comportamenti messi in atto dal malato per comunicare la propria sofferenza e tutti i fattori sociali e ambientali che risultano in grado di influire sul mantenimento del disturbo.
Alla Casa della Salute nel 2014 sono avvenuti incontri periodici con 45 pazienti per un totale di 435 incontri con l’operatore Mauro Ghilardi, volti a individuare il fattore dello stress antecedente l’insorgenza della malattia, la mediazione di vita quotidiana nella famiglia, nel lavoro e nel tessuto sociale e l’aspettativa di guarigione.
Le persone sottoposte a sostegno cognitivo-comportamentale sono state motivate ad un percorso di cambiamento delle modalità di interazione con il sintomo dolore, mediante modificazione delle azioni di vita e della percezione dei fattori di stress ambientale, attuale o vissuto. In questo contesto, l’attività di supporto cognitivo-comportamentale deve essere rivolta anche all’ambiente famigliare del paziente.